L'assoluzione di Mimmo Lucano dalle accuse infamanti è molto di più che una sentenza nei confronti di una persona. Il vero processo si è celebrato contro un modello di accoglienza e contro la scelta di restare umani. A Riace si tocca con mano che non è vero che la strada obbligata sia il respingimento ma che l'accoglienza diffusa è persino più conveniente.

Il meticciato non è una contaminazione pericolosa che ci fa smarrire l'identità, ma una via maestra per il riconoscimento dell'umanità altrui. È per questo che Mimmo Lucano dice che ha vissuto questo penoso cammino come una mortificazione dell'anima. Ed è per questo che da parte del mondo dell'informazione si sarebbe dovuto approfondire e dar modo di riflettere concedendo lo stesso spazio che a suo tempo si è dato per dimostrare inutilmente la sua colpevolezza. La sua assoluzione sta lì a dirci che dobbiamo scegliere tra Riace e Cutro, tra Riace e la via albanese. Con meno soldi si può far molto meglio e nel rispetto della vita delle persone si può dare un futuro migliore a chi arriva e a chi c'è già. 


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