Vi prego almeno la parola. Impegnate almeno la parola, la vostra parola, per dire grazie a chi ha ci ha messo il proprio corpo, la propria vita. Più che padri della costituzione, i resistenti furono madri perché la concepirono e la partorirono con la sofferenza delle doglie, del travaglio e del parto.
Il mondo intero ha bisogno oggi di quel grazie per rinascere dalle macerie delle guerre che si consumano – come sempre – sulla pelle della povera gente. La resistenza delle parole non è poca cosa e chi non costruisce quelle barricate di significati e preferisce la mistificazione dei silenzi o della vacuità, è complice. E nemmeno l'indifferenza, le mezze misure, gli equilibrismi, il non-esporsi fa bene alla resistenza. Perché si tratta di resistenza al male e di denuncia dell'ingiustizia. Chi tace è connivente. E se qualcuno crede di poter barattare una parola in meno con qualche favore dei governanti, pensi a chi ha pagato un prezzo molto più alto e si vergogni. Oggi è solo grazie. Ma detto ad alta voce, senza mezze misure, senza equilibrismi, senza timori di essere divisivi. Siate persone di parola. "Sia il vostro parlare sì, sì; no, no". Quelle donne e quegli uomini hanno saputo dirli al momento giusto. Noi, almeno grazie.