Con l'Ucraina e il Medioriente in fiamme, la guerra è ritornata ad essere una possibilità, una strada percorribile, un'eventualità. Ci sono molti segnali in questa direzione, ma quello che mi sembra più eclatante di tutti è "il bunker di Brione".
Con tanto di fotografia del plastico in sezione, un'azienda edile bresciana realizzerà ben 8 bunker sotterranei da 40 metri quadrati che saranno venduti di base a 180.000 euro. "Le pareti in cemento armato di ogni rifugio avranno uno spessore di 60 centimetri e le porte blindate anti-esplosione in acciaio e cemento armato peseranno 1.000 chilogrammi e saranno rafforzate con valvole antiscoppio collocate vicino all'impianto di filtrazione dell'aria" viene spiegato nel progetto. E probabilmente si tratta di una vendita pilota per verificare se l'operazione incontra il gradimento della clientela e poter ampliare l'offerta. Ma solo averla pensata una cosa del genere è sintomo preoccupante del fiuto che fa leva (e soldi) sulla paura e su una mancanza di apertura di credito verso il futuro. Ci stiamo preparando alla guerra e non alla pace. "Il virus della guerra è scappato dal laboratorio" – ammoniva don Tonino Bello – e ora rischia di infettare il nostro modo di pensare e di progettare il futuro. Dobbiamo sottrarci a questo rischio.