Sono passati 30 anni (4 giugno 1994) dalla scomparsa di quel genio di Massimo Troisi. Aveva solo 41 anni e un talento naturale irrigato a profumi di vicoli e voci napoletane. Non trovo modo migliore per ricordarlo se non i versi di Roberto Benigni:

A Massimo Troisi 

Non so cosa teneva "dint'a capa", 

intelligente, generoso, scaltro, 

per lui non vale il detto che è del Papa, 

morto un Troisi non se ne fa un altro. 

Morto Troisi muore la segreta arte 

di quella dolce tarantella, 

ciò che Moravia disse del Poeta 

io lo ridico per un Pulcinella. 

La gioia di bagnarsi in quel diluvio 

di "jamm, o' saccio, 'naggia, oilloc, azz!" 

era come parlare col Vesuvio, 

era come ascoltare del buon Jazz. 

"Non si capisce", urlavano sicuri, 

"questo Troisi se ne resti al Sud!" 

Adesso lo capiscono i canguri, 

gli Indiani e i miliardari di Holliwood! 

Con lui ho capito tutta la bellezza di Napoli, 

la gente, il suo destino, 

e non m'ha mai parlato della pizza, 

e non m'ha mai suonato il mandolino. 

O Massimino io ti tengo in serbo 

fra ciò che il mondo dona di più caro, 

ha fatto più miracoli il tuo verbo 

di quello dell'amato San Gennaro.

 

 


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