Il partito di maggioranza rafforza il proprio consenso registrando il suo massimo storico ma non si tratta di Fratelli d'Italia quanto del "partito dell'astensione", ovvero della forza del non voto, ossia dello "scegli tu per me", oppure del "non me ne frega niente".

Sbrigativamente si dice che sia il sintomo della sfiducia dei cittadini nei confronti della politica ma si corre il rischio di adottare una formula che non consenta di fare i conti fino in fondo con il dato definitivo del 49,69 per cento. Praticamente un elettore su due non ha votato e al di là dei gridi di vittoria o dei lamenti di sconfitta di ciascuna forza politica, questa debacle serissima e severa appartiene e riguarda tutti, anche se finora non mi pare di averla ascoltata nei commenti dei leader. Se alle europee si reca alle urne meno del 6,5 per cento degli elettori rispetto all'ultima volta e meno 5 per cento votano per le comunali, meno dell'8 per cento alle regionali in Piemonte, siamo di fronte a un'epidemia e non semplicemente a un sintomo. E siccome la democrazia si fonda sulla partecipazione, dobbiamo dire che la democrazia è in coma perché coloro che risulteranno eletti, di fatto rappresentano la metà degli elettori. Bisogna correre ai ripari, bisogna fare qualcosa, è urgente curare il male. Chissà che non possa essere questo il progetto di unità nazionale che veda una collaborazione al di là degli schieramenti e colga un obiettivo comune che fa bene alla crescita di tutte e tutti!


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