Il diritto internazionale non contempla la presenza e l'azione del G7 tra le istituzioni sovranazionali, non è un ente riconosciuto, non è un'autorità certificata. Il G7 è piuttosto un club delle potenze che puzzano di naftalina.

Talvolta invitano le potenze economiche che si affacciano al futuro come l'India e il Brasile ma non le ammettono pienamente nel loro consesso. Rimangono sette. Si riconoscono tra di loro e se ne autocompiacciono. Si autodefiniscono "le democrazie più industrializzate del mondo" e si riuniscono per coordinare le politiche economiche dal momento che detengono il pacchetto di maggioranza della ricchezza mondiale (tra il 62 e il 70%). Anche in questi giorni discuteranno della pace e della guerra, delle condizioni di miseria di buona parte degli abitanti del pianeta e di cambiamenti climatici, ma hanno come finalità prioritaria assoluta quella di garantire e proteggere gli interessi economici e geopolitici dei propri rispettivi Paesi. E quindi cosa c'è da aspettarsi? Sulla scorta dell'esperienza dei 50 incontri esclusivi che l'hanno preceduto, ci sarà una dichiarazione finale comune farcita di parole accettabili e di qualche impegno a favore della soluzione di qualche problema globale ma, non essendo vincolante e non potendo prevedere sanzioni o ricorsi, chi se ne frega di mantenerlo? Per questo il G7 è semplicemente la parata dei potenti, una vacanza tra finti amici in un finto luogo dove si assumono finti impegni davanti a tutto il mondo.


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