Non mi interessa infierire sulla riunione del G7 che tanto i risultati credo siano sotto gli occhi di tutti. Mi piacerebbe piuttosto che un istituto di ricerca della comunicazione mettesse a confronto i temi politici cruciali che l'hanno accompagnato come le guerre, l'immigrazione, la fame e i cambiamenti climatici con la comunicazione sulla scenografia.
A pelle mi pare di capire che si sia trattato di una vetrina – peraltro costosissima – di promozione del suolo italico dal punto di vista turistico. Insomma l'intervista allo chef riscuote più spazio e più audience delle decisioni assunte a favore delle popolazioni della Striscia di Gaza vittime di un'aggressione senza precedenti con un numero altissimo di morti, distruzioni e sofferenze. Quanti organi d'informazione hanno letto e commentato la dichiarazione finale che è stata adottata (Apulia G7 Leaders' Communiqué)? È piena zeppa di auspici, raccomandazioni e incoraggiamenti senza alcuna decisione vincolante e tantomeno verifiche e sanzioni. D'altra parte non poteva che essere così dal momento che il G7 non è un organismo riconosciuto ma semplicemente un club di alcuni capi di Stato. Insomma Borgo Egnazia ha ospitato una vacanza dispendiosissima per i capi dei governi del vecchio mondo e noi oggi sappiamo di più del menu, delle misure di sicurezza e della location che non dei risultati. Dice il premier che è un successo per l'Italia ma gli abitanti di Gaza e di Kyev possono dire lo stesso?