A cosa mai servirà la Fondazione per la Scuola Italiana inaugurata solennemente ieri a Milano alla presenza del ministro dell'istruzione e del merito?
Il sito del ministero dice testualmente (e vagamente): "a recepire le esigenze territoriali e ottimizzare l'allocazione di risorse, attraverso lo sviluppo di progetti e bandi nazionali". Certo è che a finanziare l'operazione ci sono UniCredit, Banco BPM, Enel Italia S.p.A, Leonardo S.p.A e Autostrade per l'Italia. Ovvero banche armate, produttori di armi di alta tecnologia e multinazionali nostrane. I più maliziosi sostengono che essa nasce per fare il controcanto alla Fondazione per la scuola interamente finanziata dalla Compagnia di San Paolo, ovvero dalla fondazione dell'importante polo bancario di Torino. Di fatto la neonata si propone una raccolta 10 milioni di euro nel suo primo anno di vita per arrivare a 50 nel 2029. Tutti soldi per migliorare la formazione della scuola, unico destinatario sarà il mondo della scuola. È vero che prima di giudicare un progetto bisognerebbe vederlo all'opera ma ci ostiniamo a credere che la scuola non ha solo bisogno di risorse ma piuttosto d'essere ripensata radicalmente nei processi formativi, nelle finalità, nella formazione degli insegnanti e dei dirigenti. Ad esempio andrebbe de-aziendalizzata e resa realmente accessibile, ovvero desiderata, da tutti. Ho qualche fondato sospetto che non sia questa la direzione della Fondazione nata ieri.