Ancora un paio di giorni, poi sarà tempo di prendere atto del binario morto su cui è andata a incagliarsi la global minimum tax, l'imposta minima del 15% applicabile a tutte le grandi multinazionali e che dovrebbe colpire in particolare le aziende del Big Tech.
Nata con l'obiettivo, tra l'altro, di ridistribuire i profitti di giganti come Amazon e Meta nei Paesi in cui risiedono i consumatori che acquistano i loro beni e servizi e non solo nei paradisi fiscali più convenienti, la tassa minima globale rischia di essere l'ultima vittima della paralisi legislativa di Washington, dove un Senato spaccato rende di fatto impossibile l'adozione dell'accordo mediato dall'Ocse e stipulato nel 2021 da oltre 130 Paesi, tra cui gli stessi Stati Uniti. La scadenza, autoimposta, è quella del 30 giugno: senza l'adesione di Washington al trattato globale di attuazione, il testo sulla tassazione delle società digitali resterà solo sulla carta. (Pietro Saccò, Avvenire 27.06.2024, p. 7)