Ottant'anni fa, il 16 luglio 1944, don Elio Monari veniva fucilato dai nazisti a Firenze dopo essere stato arrestato e brutalmente torturato per dieci interminabili giorni. Non parlò. Don Elio era cappellano di un'unità partigiana.
La sua talare insanguinata fu ritrovata a distanza di qualche giorno, ma il suo corpo solo dodici anni dopo, sepolto nel parco delle Cascine. Nella memoria che accompagna l'onorificenza della medaglia d'oro si legge tra l'altro: "Ministro di cristiana carità e patriota di sicura fede, subito dopo l'armistizio si prodigava con solerte e generosa attività nel soccorrere internati italiani e prigionieri alleati, molti ponendo in salvo e alcuni sottraendo a morte sicura. Primo tra i cappellani di unità partigiane operanti nell'Appennino modenese era a tutti di indimenticabile esempio (…). Per soccorrere un morente presso le linee nemiche e (come aveva a dire ai compagni prima di uscire dai ripari) per dare la vita allo scopo di salvare un'anima, veniva catturato dai tedeschi, spogliato delle vesti sacerdotali, brutalmente percosso e avviato a lungo martirio nelle carceri di Firenze. Fra le atroci sevizie, sopportate con la fermezza dei forti, sempre incoraggiava e confortava i compagni sofferenti e li benediceva prima di avviarsi all'estremo sacrificio. Firenze, Piazza Washington, luglio 1944".