Giovanni Piumatti è un prete di Pinerolo di 86 anni. Ma quando dico che è piemontese la lingua incespica perché l'ho conosciuto tanti anni fa in Africa dove, in tutto, è rimasto 50 anni.
Giovanni di fatto è un africano bianco. Ha abitato sempre in villaggi che difficilmente compaiono nelle cartine. Prima a Lukanga e poi a Muhanga, diocesi di Butembo-Beni, Nord Kivu, Repubblica Democratica del Congo. E oggi non si rassegna di fronte all'inerzia del mondo intero che vede proprio quelle terre disintegrarsi sotto i colpi della violenza delle ruspe che aprono ferite profonde nella terra. Ferite destinate a non cicatrizzarsi più. E scavano, scavano per cercare quelle terre rare che servono a noi che stiamo da quest'altra parte del mondo. La violenza però è soprattutto quella delle forze irregolari e degli eserciti regolarissimi che arrivano dal vicino scomodo, il Rwanda, e uccidono, seviziano, violentano. Il tutto per mettere le mani sulla ricchezza del Congo per conto terzi, laddove i terzi abitano in Europa e non solo. Non ha resistito, padiri Giovanni, e ultimamente è tornato nuovamente tra la sua gente, nel suo villaggio. Vorrebbe tanto che i movimenti per la pace organizzassero per il Nord Kivu, una marcia modello Sarajevo 1992 "per richiamare l'attenzione – dice – e lanciare un appello di pace per questo paese". Chissà se questa sua proposta troverà accoglienza e spazio nell'universo nonviolento. Lui, intanto, tra qualche giorno rientrerà in Italia col cuore spezzato ma con la speranza che, in punta di piedi, scruta l'orizzonte.