L’inchiostro per il piccolo Charlie Gard si va lentamente esaurendo dopo giorni e giorni di contrapposizioni che a volte sono sembrate francamente inutili, sterili, strumentali. Che non sempre sono state in grado di porsi seriamente in ascolto innanzitutto del dolore, della speranza, comunque dei sentimenti dei genitori e poi delle ragioni della scienza medica.

In ogni caso, tanto si è detto e tanto si è scritto per la vita di un bambino. Giustamente. Dovrebbe essere sempre così. Ricordiamocelo. Anche quanto si tratta dei bambini che muoiono lontano dalle corsie degli ospedali che peraltro non riuscirebbero mai a raggiungere o quando una barca di migranti si capovolge col suo carico di vite e di disperazione. Quando genitori altrettanto straziati non hanno né una telecamera, né un megafono a cui poter raccontare di un bambino o di una figlia, dei bambini di un villaggio africano dimenticato dalle cartine geografiche dell’informazione o nelle periferie di una grande città sudamericana o asiatica la cui anagrafe nessuno è in grado di conoscere… Se da parte nostra, attenzione, preoccupazione, sollecitudine hanno ragione di essere, senza ipocrisie, devono esserci per tutti i bambini del mondo.


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