"Poiché le guerre nascono nella mente (spirito) degli uomini, è nella mente (spirito) degli uomini che devono essere poste le difese della pace".

Così esordisce l'atto costitutivo dell'Unesco firmato a Londra nel 1945. Chiediamo se, in quest'ultimo anno di odi, massacri, crudeltà e violenze consumatesi in quello spicchio di mondo che si chiamano Israele e Palestina, tutto ciò si è verificato. La miccia appiccata proprio un anno fa dall'atto terroristico di Hamas è stata brutale e spietata. Si è abbattuta peraltro proprio contro una parte della popolazione israeliana tra le più dialoganti con il mondo palestinese. E la risposta è stata la più grande carneficina di questo secolo, la cancellazione di fatto dalla cartina geografica dei territori occupati della Cisgiordania, i bombardamenti e l'invasione del Libano e non sappiamo cos'altro ancora. Ma tutto il resto del mondo cos'ha fatto? Come ha reagito? In quale direzione ha operato? Come ha pensato di intervenire per fermare il massacro in atto ovvero la risposta sproporzionata e terroristica di Israele così come la violenza del terrorismo di quella parte marcia della popolazione palestinese? Quali sanzioni o misure ha elaborato a danno degli aggressori? Negoziati, mediazioni, azioni diplomatiche sono state davvero dispiegate senza risparmio e senza riserve? È questo l'esame di coscienza cui siamo chiamate/i nella giornata di oggi. Oltre che lasciarci ognuna/o tormentare da quell'incipit della Carta dell'Unesco.


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