Dura presa di posizione della chiesa di Taranto dopo che martedì scorso il ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso ha inaugurato in pompa magna il riavvio dell'altoforno 1 di Acciaierie d'Italia in As.
Nella nota diffusa dalla diocesi si legge che la gente di Taranto non merita "compromessi al ribasso". "Perché – si legge nel comunicato – a distanza di 12 anni dal sequestro con facoltà d'uso degli impianti, invece di assistere ad una cerimonia foriera di un effettivo cambiamento del sistema produttivo, si celebra la riattivazione di un vecchio altoforno a carbone, andando, tra l'altro, in direzione contraria alla prospettiva europea di decarbonizzazione? Quanto tempo ancora si dovrà attendere per il rilascio della nuova Autorizzazione integrata ambientale? Relativamente alla sicurezza dei lavoratori, la vecchia Aia è stata completata riguardo gli aspetti della normativa antincendio e della rimozione integrale dell'amianto?" E ancora: "Non si possono ignorare i sentimenti di frustrazione ed un profondo senso di ingiustizia avvertito in queste ore da larga parte della popolazione tarantina – scrive l'arcidiocesi – già lungamente provata sul piano del diritto alla vita e del diritto al lavoro. La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire, ma sul saldo fondamento della sua Dottrina sociale, può solo parlare al cuore e all'intelligenza dell'umanità. Dal 2015 papa Francesco non cessa di esortare decisori politici e semplici cittadini alla conversione ecologica integrale".