Il Sinodo delle chiese in Italia, comunque vada, è una sfida. Se solo potesse servire a riconsegnare il diritto e il dovere a sentirsi parte attiva nelle proprie comunità, sarebbe servito a servire.
Se riuscisse a far riprendere il coraggio della parola a tutte le componenti delle chiese e a tutti i soggetti già attivi ma in silenzio. Non è facile sclericalizzare la chiesa italiana, indicare la strada delle riforme non come un cedimento alla confusione ma come una condizione essenziale per non far perdere il sapore al sale. Il Sinodo delle chiese in Italia serve a indicarci un pensiero plurale perché le chiese locali non sono tutte uguali e perché la diversità che esprimono è dono dello Spirito. Certo, si poteva (e si può) fare meglio e fare di più ma almeno ci si muove al di là delle apparenze, delle cerimonie e delle celebrazioni. Certo, ci sarebbe bisogno di maggiore coraggio ma scommettiamo anche sulla possibilità che camminando s'apre cammino. Lo abbiamo imparato dalle comunità di base brasiliane: "Camineiro, você sabe que não existe caminho, passo a passo, poco a poco, o caminho se faz". Camminatore, tu lo sai non esiste il cammino, passo dopo passo, piano piano, il cammino si apre.