Il Natale dovrebbe arrivare con un passo discreto e accorto come quando cammini in punta di piedi e stai attento a non provocare anche il più impercettibile rumore in casa perché il bambino finalmente si è addormentato.

E invece no! Abbiamo creato natali fragorosi con rombi di guerra e grida lontane che si fanno vicine. Con silenzi notturni di naufragi che sembrano metafora perfetta del mondo stesso e che come sempre colpiscono i disperati. E intanto siamo accerchiati da luci invasive che sembrano spiarti dalle finestre e ti entrano in casa dalla strada. Si gareggia a chi la pensa più fragorosa per ridire al mondo la povertà di quel bimbo di Betlemme. Ma il pensiero più ingombrante è per chi nel corso di quest'anno ha perduto una persona cara. Se prima c'era un vuoto, a Natale diventa una voragine. "È il primo Natale senza di lui o senza di lei" è un pensiero uncinante che graffia le tempie e lo senti nello stomaco. Non è più la stessa cosa. Tutto quel frastuono, apparentemente suadente come il suono di una zampogna, sembra una burla e una provocazione. Maurizio, Nicole, Franco, Renzo… e tutte le altre e gli altri (sono tanti, sono troppi). Specie voi che non avete avuto nemmeno il tempo di prepararvi perché tutto è avvenuto in un lampo improvviso, non riesco a dirvi Buon Natale con la voce. L'augurio me lo tengo dentro, per pudore o per vigliaccheria non so, perché tutto il resto lo dice la vita. E l'amicizia.


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