In questo tempo carico di paradossi e contraddizioni, straripante di logiche identitarie e contraddistinto dal tifo da stadio, la lettera delle ebree ed ebrei italiani

che dicono “NO alla pulizia etnica – l’Italia non sia complice” e che si riferisce al progetto di espellere i palestinesi dalla Striscia per farne un mega-resort turistico di lusso, è un gesto profetico e di altissimo valore etico e umano. È una presa di posizione a favore del rispetto della dignità umana e contro la prevaricazione, uso intelligente di un’identità aperta e non paralizzata, segno di speranza verso la fraternità possibile. 

Simon Levis Sullman che è tra i firmatari, è uno storico e, in un articolo pubblicato sul sito web de Gli stati generali (glistatigenerali.com), scrive: “Questo appello dice oggi “No”, grida contro la violenza, denuncia le complicità. Ma mi rendo conto che un elemento essenziale del futuro di Israele e Palestina, e anche della Diaspora ebraica e dell’Europa, sarà ed è dire “Sì”. Sì all’altro, al riconoscimento dell’altro, della sua sofferenza, della sua storia e memoria. Sì alla presenza, sicurezza, ai diritti, alla tranquillità di tutti: israeliani, palestinesi – e potrei continuare, guardandomi intorno –, gli uni accanto agli altri”.

 


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