Ha ragione Benigni. Se dovessi isolare alcune affermazioni che si trovano nella Bibbia, potrei concludere che quella non è la Bibbia in cui credo e che, pertanto, non sono cristiano.

Potrei divertirmi a citare passi che ci fanno sorridere, altri che ci farebbero inorridire e altri ancora il cui significato va addirittura nella direzione opposta di quel che intendiamo noi oggi con quelle stesse parole. Ho bisogno – ogni volta – di situare le parole in un contesto che è dato dalla cultura, dal tempo, dalla condizione in cui sono state scritte. Naturalmente questo non toglie assolutamente nulla al significato generale che quel libro si propone. Ci sono parole il cui senso cambia, sfuma, si trasforma nel corso del tempo e che, lette con una sensibilità diversa, vengono stravolte. Se leggo senza quest’avvertenza, opero lo sfregio di una lettura letteralista e fondamentalista che è un sintomo grossolano di ignoranza o di strumentalizzazione. È quello che in definitiva ha fatto ieri in Parlamento Giorgia Meloni citando alcune frasi del Manifesto di Ventotene e ignorando o nascondendo dolosamente la cornice di quel quadro e, soprattutto, la portata innovativa, coraggiosa e profetica di tutto il resto.


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