Negli Usa tutte le donazioni per la campagna elettorale di un presidente devono essere dettagliatamente e scrupolosamente documentate e rese pubbliche. Da quel registro sappiamo che la lobby delle armi ha sostenuto l'elezione di Donald Trump con una donazione complessiva di 30 milioni di dollari.
Dopo questa affermazione si comprende perché anche a seguito della strage di ieri in una scuola della Florida ad opera di Nikolas Cruz, e che è costato la vita a 17 studenti e ha causato 14 feriti, il presidente non ha pronunciato una sola parola contro la diffusione indiscriminata di armi nelle case degli statunitensi. Se poi uno si chiede come potesse possedere un'arma anche un giovane che soffre di turbe psichiche e ossessionato proprio dalle armi, riprendo un articolo del 7 marzo 2017 che spiega ancor meglio come avviene la restituzione delle “donazioni” alle lobby con... gli interessi. “Negli Stati Uniti anche alcune categorie di persone che soffrono di disturbi mentali potranno recarsi nei numerosi negozi di armi presenti nel paese per acquistare legalmente una pistola o un fucile. La decisione arriva direttamente dal nuovo presidente Donald Trump, e fa parte della politica volta a smantellare le decisioni assunte dal vecchio inquilino della Casa Bianca, Barack Obama. Quest’ultimo, infatti, aveva imposto restrizioni all’acquisto di armi, ritenendo che i numerosi episodi di violenza siano attribuibili anche alla loro eccessiva (e disinvolta) diffusione. La legge imponeva al servizio sanitario nazionale di comunicare le informazioni relative alla salute mentale di chi vuole comprare un’arma all’organismo federale che si occupa di concedere i nulla osta”.