In pochi se ne sono accorti, ma ieri papa Francesco ha operato un'altra apertura concreta e questa volta a favore del suo Paese, l'Argentina. A favore delle vittime del regime militare troppo spesso e troppo sbrigativamente dimenticate da tanti.

Ieri il Papa ha ricevuto in udienza Mons. Santiago Olivera, l'Ordinario militare nominato di recente proprio da Francesco. Una delle cose che hanno concordato è che il vescovo renda noto il registro dei battesimi amministrati negli anni 1975 – 1979 nella cappella della ESMA (Scuola di meccanica della Marina Argentina) quando molti giovani donne sequestrate (desaparecidas) furono barbaramente detenute in quegli ambienti ed essendo in gravidanza si videro sottrarre i propri figli che vennero dati clandestinamente in adozione. Il registro di battesimo dovrebbe quanto meno rendere noto il numero di bambini dati alla luce in quegli anni tra quelle mura. È un passo avanti nella conoscenza della verità di cui non si deve mai avere paura quando non si ha nulla da nascondere. Per questa ragione non sarebbe tollerabile e comprensibile una reticenza anche della Chiesa riguardo a quanto avvenuto in quegli anni. Se scrivo di questa notizia non è solo perché ho visto che in Italia non è stata ripresa e in Argentina, invece, è sulle prime pagine dei giornali, ma soprattutto perché più volte ho avuto la grazia di visitare quei luoghi e soprattutto di conoscere alcuni dei figli nati in prigionia e dei parenti che li hanno sognati, desiderati, amati pur non avendoli mai conosciuti.


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