Le mafie italiane in Slovacchia come in tanti altri Paesi europei e non europei sono presenti ormai da tanti tanti anni. Sono mafie silenti. Sono lì soprattutto per mettere a segno  affari lucrosi.

Non si tratta di estorsioni, sequestri di persona o traffici illeciti tradizionali, quanto di infiltrazione nell'economia locale, riciclaggio di denaro sporco (questo sì proveniente da traffici illeciti), frodi, appalti pubblici da “turbare”. Gli apparati politici, investigativi ed economici, spesso sanno di queste presenze e talvolta entrano anche in contatto o in collaborazione con esse e si guardano bene dal denunciarle perché, almeno apparentemente, portano un beneficio all'economia locale. Pecunia non olet! C'è un matrimonio combinato che si celebra tra un'economia fragile, figlia della crisi e che fa fatica ad accedere al credito bancario, e un'altra forza economica, quella criminale, che ha tanto denaro liquido e la sola necessità di investirlo. Si tratta di necessità complementari e funzionali l'una all'altra. Poi, avviene che un giornalista slovacco indaghi, scriva, denunci pubblicamente e venga ucciso con la propria fidanzata oppure, come è successo a Duisburg in Germania, che si realizza un regolamento di conti con l'uccisione di sei persone e allora le autorità e il mondo intero sembrano accorgersi improvvisamente della presenza della 'Ndrangheta. Si tratta di ipocrisia certificata o di una visione arretratissima delle mafie e di un'attitudine difficile a scardinarsi secondo la quale solo il sangue fa notizia.


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