Si celebra quest'oggi il processo a Martine Landry, la militante francese di Amnesty International che nel gennaio scorso fu denunciata per aver aiutato due migranti a entrare in Francia.
Quando ho letto il titolo su un sito francese, non conoscendo bene la lingua, mi sono meravigliato perché ho sempre creduto che per celebrare i processi di beatificazione o canonizzazione si deve attendere quanto meno la morte del soggetto in questione. Ma la mia meraviglia è aumentata quando, proseguendo nella lettura, ho capito che si trattava di un processo penale in cui la signora Martine rischia fino a cinque anni di reclusione e un'ammenda di 30.000 euro. Altro che beatificazione! Per la legislazione francese la solidarietà è reato. Non importa se quelle due persone fossero allo stremo delle forze per il lungo e travagliato cammino che li aveva portati, attraverso tratturi irti e sentieri impervi di montagna dopo aver attraversato deserto-Libia-Mediterraneo ed altro. Non importa se i due fuggivano da guerra, persecuzione, fame o morte certa. Sapremo oggi se alla signora Martine verrà riconosciuta almeno qualche attenuante. Ma sarebbe un trionfo dell'umanità se l'udienza si concludesse con un encomio e non con una condanna.