Sono passati quattro anni da quando il 26 settembre 2014, 43 studenti della Scuola Normale di Ayotzinapa, in Messico, scomparvero a Iguala, nello Stato di Guerrero, mentre in autobus tornavano da una manifestazione cui partecipavano annualmente.

Ci sono state molte inchieste e molto fumo negli occhi, sono emerse prove certe di complicità tra narcos e polizia, così come del coinvolgimento del governatore di quello Stato e di altre istituzioni. Sono emerse varie ipotesi sulla sorte degli studenti e sono stati forniti vari indizi, ma finora nulla di realmente certo. Quel crimine orrendo resta tuttora senza colpevoli come il 98% dei reati di violenza in Messico. Una situazione impastata con corruzione e interessi economici altissimi, che provengono tanto dal narcotraffico quanto da quello di migranti e di altri traffici illeciti. Questa sera, in Assisi, ci sarà Erika Llanos, una giovane donna da sempre impegnata nella prevenzione educativa nei quartieri più miserabili di Città del Messico e al fianco delle vittime che tra lacrime e rabbia esigono verità e giustizia. Se anche le altre nazioni non considerassero un'indebita ingerenza aiutare il cammino del Messico ma la più alta forma di solidarietà internazionale cui anche i governi sono chiamati, la situazione da quelle parti sarebbe molto diversa. Il contrario configura il reato di “concorso esterno”. E correremmo il serio rischio d’essere condannati.

 


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