Personalmente non sempre comprendo - e tantomeno condivido – le scelte operate dai “saggi” che annualmente scelgono a chi assegnare il Nobel per la pace. Ma tanto lo scorso anno con Ican, la coalizione per la messa al bando delle armi nucleari in tutto il mondo, quanto quest'anno con Nadia Murad e Denis Mukwege, mi ci riconosco pienamente.

Strappare le vittime all'anonimato cui sembra condannarle inesorabilmente la storia, ha un valore incalcolabile. Indicare il dramma dello stupro usato come un'arma di distruzione delle anime e dei corpi, è operazione nobile (Nobel) per rispondere alla più ignobile (non nobile) delle ferite inferte all'umanità. Perché quello dello stupro in guerra non è un crimine come gli altri, non mira semplicemente a fare male. È piuttosto pregiudicare il futuro, fare in modo che il marchio – nascosto e indelebile – si imprima sulla pelle dei popoli. Perché scientificamente loro lo sanno che ferire a morte una donna, una bambina, significa sporcare la vita e la generazione futura. È spargere sale sul terreno della vita di una comunità. Per questo non c'è guerra in cui questa pratica non sia adottata. Sono consapevole che non basta l'assegnazione del Nobel per riparare il danno, per rendere giustizia alle vittime e per prevenire gli stupri prossimi futuri, ma intanto adesso nessuno potrà più dire di non sapere. Per questo mi piace pensare che il Nobel di quest'anno non sia stato assegnato a chi nel passato si è distinto per... ma a chi nel futuro impedirà di...


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