Aria di pace tra Perugia e Assisi. Un profumo sofferto che si espande nell'aria a ricordare tutti gli angoli del mondo in cui il conflitto diventa violenza e la violenza arriva al punto di mietere vittime e voci perché il più delle volte si tratta di guerre dimenticate, di urli soffocati, di boati silenziati.
Per questo diventa importante esserci e camminare. Perché la pace è dinamica, è processo e mai dato acquisito, non basta a se stessa. Mai. Perché è cantiere sempre in movimento. Anche nelle aree del mondo dove – solo apparente – regna la pace. Si tratta di un cantiere in cui sui ponteggi più bassi trovi la frenetica quanto silenziosa attività di educazione alla nonviolenza secondo il modello di Cristo ma anche di Gandhi e Martin Luther King e di Aldo Capitini e di tanti altri che impastano “sabbia e sogni” per dirla con Danilo Dolci. E nella parte poco più alta dell'impalcatura ci sono tutte le azioni per il disarmo. Perché se sono le menti perverse degli uomini a decidere guerre e distruzioni, è grazie agli strumenti di morte che queste si compiono. E allora lì si mettono in campo proposte legislative per limitarne il commercio, osservatori per censirne la produzione, alternative di occupazione ai lavoratori del comparto, idee nuove a fronte dei killer robot e dei droni e di tutte le atrocità che vengono commesse a 2.0. E poi, spostandosi solo un poco, si scopre una zona vastissima del cantiere in cui la giustizia prepara le fondamenta della pace con il lavoro per tutti, la dignità riconosciuta a ciascuno, i diritti garantiti a ogni persona... Fino a quando non si scorge un'are ancora più vasta in cui fiumi e mari, alberi e foreste, l'aria stessa e gli animali tutti implorano che termini la guerra che combattiamo quotidianamente contro di loro senza averla mai nemmeno dichiarata. Un cantiere in movimento che passa per Perugia e si dirige ad Assisi ma che – per favore – deve riempire le strade del mondo. Ce lo chiedono innanzitutto le vittime.