L'ennesima occasione perduta di buona politica. Dalle cronache parlamentari sappiamo che ieri a Montecitorio si discuteva l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sul caso Regeni.

Quasi un debito di giustizia che il nostro Paese e la classe politica deve a quel giovane e alla sua famiglia e a tutta la nazione in termini di verità e giustizia. Ma quel che risulta incomprensibile e deprimente è che, a discutere il punto all'ordine del giorno, c'erano 19 (diciannove) parlamentari su 630 (seicentotrenta). Gli altri hanno approfittato del ponte lungo, erano impegnati nella campagna elettorale per le europee, dovevano garantire la presenza nei rispettivi collegi perché è utile e importante stare nel territorio, ma in ogni caso non erano affaccendati in questioni più importanti di quella iscritta all'ordine del giorno dei lavori dell'aula. La proposta, anche se ugualmente discussa, non viene posta ai voti e rimandata. Si trattava di un fatto simbolicamente rilevante, di un messaggio alto. Intanto perché deputati e senatori sono stati votati perché garantiscano la propria presenza in quel luogo e poi perché l'assenza su una posta in gioco tanto significativa a me appare più scandalosa dei vitalizi e dei privilegi di cui godono i parlamentari. Adesso mi aspetto che i capigruppo dei gruppi parlamentari ci mettano la faccia e chiedano scusa ai genitori. Se non lo fanno renderanno ancora più dolorosa la ferita della perdita del proprio figlio e quella del disinteresse dei (nostri) rappresentanti.


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