Dossier

Sicurezza globale
A cura di Anna Scalori
“A. Maslow ipotizzò che gli esseri umani rispondono a una gerarchia di bisogni, tale che i livelli inferiori debbono essere soddisfatti prima che si possa dedicare molta attenzione a quelli superiori. I bisogni più importanti sono la fame e il sonno.
Quando questi bisogni sono soddisfatti, la sicurezza diventa la principale preoccupazione” (Wilson, 1979, p. 556).
La sicurezza è pertanto un bisogno umano profondo, una condizione indispensabile per potersi esprimere e realizzare, una necessità. L’abbiamo percepito più volte e lo sentiamo con forza nella quotidianità: la stabilità e la dipendenza, come definiva Maslow il bisogno di sicurezza, da un “protettore efficiente” che liberi dalla paura e dall’ansia, che possa contare sulle garanzie della legge e sulle norme della vita sociale.
Maggiore è l’incertezza, maggiore il bisogno di sicurezza sentito.
E, l’incertezza, così come il rischio, l’aumento della conflittualità e l’immigrazione sono tra le parole d’ordine principali della post-modernità, della società che diviene sempre più globale.
D’altra parte la crisi dello stato sociale, la crescente disuguaglianza, la scarsità di risorse, la presenza sempre più massiccia di immigrati, la destabilizzazione di vaste aree del pianeta, il nuovo ordine mondiale, il controllo della gran parte dei mezzi di informazione, aumentano sia l’insicurezza che la sua percezione: dall’emergenza criminalità all’allarme terrorismo.
Facile allora che la sicurezza urbana diventi esclusivamente un problema di ordine pubblico, tolleranza zero, presenza sempre più massiccia delle forze di polizia, videocamere e sbarre un po’ dovunque. E che la sicurezza mondiale diventi guerra preventiva, investimenti militari, operazioni di polizia internazionale, militarizzazione delle frontiere, costruzione di muri, mancato rispetto delle garanzie e dei diritti umani elementari. Una sicurezza basata sull’esclusione, sul controllo e sulla repressione. Che non funziona. E che necessita di grandissimi investimenti economici. Producendo enormi profitti nelle mani di pochi.
Abbiamo invece bisogno di una sicurezza che includa, che investa seriamente nel sociale, nella giustizia, nella possibilità di riconoscere e gestire i conflitti, che promuova spazi e possibilità reali di incontro, che si nutra della diversità. Una sicurezza che possa essere garantita, vissuta e percepita da tutti in ogni parte del mondo.
Sommario:
Oltre il muro
La cultura del controllo e della sicurezza domina il nostro tempo: sono possibili metodi nonviolenti legati alla sicurezza e al contrasto alla criminalità?Claudia MazzuccatoDifesa nonviolenta
Conflitti, mediazione e gestione delle crisi internazionali: le strategie dell’intervento non armato.Nanni SalioCittà violente
Loris De Filippi, ex Capo-missione di MSF ad Haiti, racconta la tragedia dei baraccati di Haiti. Una vera guerra inascoltata.Intervista a cura di Chiara BannellaSalviamo la persona
Per una reale human security è necessario tutelare ogni diritto umano, oltre quelli considerati oggi preminenti. Lo strumento dei diritti umani è idoneo ad affrontare e risolvere i problemi reali che si pongono in funzione della dignità personale?Umberto AllegrettiGuerra globale?
Tutti contro tutti. Uno stato di allerta generale permane dopo il fatidico 11 settembre. Ma il movimento per la pace insinua spazi di speranza possibile. Ovunque.Francesco Terreri
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Il peso delle armi
sui conflitti dimenticati a cura di Caritas italiana.
Quante sono le armi, leggere o pesanti,
esportate in paesi in guerra e quanti conflitti
vi sono oggi nel mondo?



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